Italiano istituzionale in Svizzera e in Italia: un convegno alla Crusca

  • Autor/Autorin: Jean-Luc Egger
  • Beitragsart: Tagungsberichte
  • DOI: 10.38023/1bb0bfbf-bab7-42eb-af9b-72811414918c
  • Zitiervorschlag: Jean-Luc Egger, Italiano istituzionale in Svizzera e in Italia: un convegno alla Crusca, in: LeGes 34 (2023) 3
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L’Accademia della Crusca, presieduta da Paolo D’Achille, ha ospitato il 26 e 27 ottobre 2023 un convegno italo-svizzero sui «Profili dell’italiano istituzionale tra Svizzera e Italia». Gli organizzatori, Angela Ferrari, ordinaria di Linguistica italiana all’Università di Basilea, e Jean-Luc Egger, giurilinguista presso la Cancelleria federale svizzera, hanno scelto come sede dell’incontro la Villa medicea di Castello certo per il prestigio e la bellezza del luogo, ma soprattutto per prestare il debito tributo di riconoscenza a un’istituzione che è un punto di riferimento costante e imprescindibile per chi si occupa dell’italiano istituzionale, sia in prospettiva teorica sia nella prassi. In quest’ultimo caso, l’irradiamento – che si concretizza negli studi accumulati negli anni, nel lavoro di diffusione del sapere e nella consulenza linguistica sempre precisa e puntuale – assume una valenza particolare in Svizzera, paese in cui la lingua italiana interagisce fortemente con altri idiomi maggioritari e necessita pertanto di attenzioni accurate. D’altra parte, per la cinquantina di traduttori, giurilinguisti e specialisti svizzeri che hanno partecipato al convegno la frequentazione di sale che hanno accolto figure di grandi cruscanti anche giuristi, come Giovanni Nencioni, Arrigo Castellani, Paolo Grossi e Piero Fiorelli (che ha da poco festeggiato i suoi cento anni), è sì stato un viaggio all’estero, ma entro confini noti e familiari: l’Accademia vanta una nutrita tradizione di studi e iniziative nel campo dei rapporti consustanziali tra lingua, diritto e istituzioni; basti pensare alla promozione dell’interdisciplinarità per il tramite di molteplici iniziative formative per avvocati e giuristi, proprio sull’uso della lingua del diritto, alla partecipazione attiva ai lavori dell’Istituto di Teoria e Tecniche dell'Informazione Giuridica oppure ancora al ruolo trainante nei primi anni 2000 del suo presidente onorario Francesco Sabatini nella creazione della Rete per l’eccellenza dell’italiano istituzionale (REII), struttura di contatto tra specialisti dell’uso istituzionale del nostro idioma di tutta Europa.

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Ma ci sono anche ragioni sostanziali legate agli obiettivi dell’iniziativa, ossia un confronto tra testi istituzionali italiani e svizzeri in lingua italiana: testi normativi, materiali legislativi e testi informativi. Ognuna di queste tipologie è stata analizzata da specialisti italiani e svizzeri, che ne hanno messo in evidenza differenze, analogie, pregi e difetti. Si badi però: il confronto non è stato soltanto teorico, ma ha avuto una appendice pratica il secondo giorno con un esame testuale concreto in gruppi seminariali. Partendo dall’esempio della normativa italiana e svizzera sulla protezione dei dati, il paragone ha messo in luce scritture diverse, costrutti specifici a ciascuna delle due realtà e soprattutto un’impostazione diversa della procedura legislativa tout court, a cominciare dai documenti che accompagnano tutto l’iter o a quelli che ne traducono i contenuti a destinazione del pubblico. Nel caso svizzero è peraltro stato più volte sottolineato il ruolo chiarificante della traduzione, già solo come banco di prova implacabile della tenuta del testo iniziale, e poi come occasione di dialogo interlinguistico. La vera traduzione, si è potuto rilevare, non è semplice (benché già complessa) trasposizione linguistica, ma riflessione e ponderazione interlinguistica in vista di una pluralità di versioni linguistiche equipollenti.

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Nel complesso si è constatata una maggiore semplicità e coerenza dei testi svizzeri rispetto a quelli italiani, vuoi per una maggiore volontà di precisione ed esaustività di questi ultimi, vuoi per l’esasperato formalismo italico di contro alla schiettezza diretta dei testi elvetici, sulla falsariga di quanto insegnava il padre del Codice civile svizzero Eugen Huber, vuoi ancora, appunto, per il filtro della traduzione che immette nel sistema burocratico uno scrupolo salutare alla dimensione linguistica con tutte le conseguenze positive del caso. Al di là del confronto, spicca in generale l’importanza centrale della gestione oculata della testualità in tutte le sue componenti per la strutturazione chiara di una informazione sempre più complessa da trasmettere al cittadino, quale atto di civiltà e di rispetto politico in senso lato. Un concetto, quello di testualità, configurato in ampi studi illuminanti dalla compianta accademica Bice Mortara Garavelli, studiosa, tra l’altro, proprio della lingua del diritto, al cui ricordo il convegno è stato dedicato.

Un’immagine del convegno

Jean-Luc Egger, Cancelleria federale, Servizi linguistici centrali, Divisione italiana, Berna, e-mail: jean-luc.egger@bk.admin.ch.